Dodo l’artista
Arte aborigena, negra, africana, Paul Klee, Fortunato Depero, Alechinsky, grafemi giapponesi, graffiti del Tassili, quello che vi pare,… ma qui vorrei evitare le citazioni e i riferimenti formali (intanto però li ho fatti!). Qui vorrei semplicemente ricordare Dodo, Dodo l’artista, oltre a essere Dodo l’amico, il compagno di viaggi in moto, il complice di goliardate, il conversatore sagace e autoironico.
Rimango sempre colpito dalla creatività di un artista figurativo di fronte al foglio bianco, alla paginetta d’agenda. Raffinato gusto cromatico, segno autentico, invenzione, e la mano di Dodo va sicura sul foglio, senza progetti, come un flusso di coscienza, ad inseguire i refoli del pensiero, del momento.
“Cosa disegni, Dodo?”
“Non lo so, ma qualcosa prenderà forma, vedrai”
Quanta invenzione! Gusto, invenzione, gusto del gusto, gusto dell’invenzione. Immagini che nascono nella sua soffitta, nella penombra, nella notte profonda, sotto le note dei “grandi del jazz”, sotto lo sguardo dei “grandi della pittura”, sotto la guida
dei “grandi della fotografia”, nella solitudine degli illuminati, nella malinconia del sogno, nell’euforia dell’ilarità, negli eremi degli amanuensi, nei mandala dei bonzi, nei villaggi dei pigmei, negli scarabocchi dei bambini, nella libertà del grottesco.
Questa è l’immagine che ho di Dodo. Un Palazzeschi dell’arte, sornione e intenso, vero nella risata come nella profondità.
Qui, tra le vostre mani – voluto e realizzato da Ideostampa, nei cui laboratori Dodo è cresciuto – avete il suo lascito di gioco, immaginazione, introspezione, fantasia. Un lascito tracciato sul piccolo formato, quello intimo, informale, personale, discreto,
tascabile, senza cercare la stupefazione, senza trucchi, perché un artista non ha bisogno di effetti speciali, un artista, come Dodo, è speciale di suo. 10 anni fa ti chiedevi “cosa ci faccio qui?”
Ora che hai tutte le risposte, i tuoi piccoli disegni a volte le sussurrano anche a noi. Grazie Dodo.
Nino Finauri